Protesi ginocchio monocompartimentale: salviamo il salvabile

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Sono due le soluzioni che, in certi casi di gonartrosi, possono salvare il salvabile: la protesi ginocchio monocompartimentale e la Medicina Rigenerativa.

In assenza di lesioni cartilaginee conclamate, anomalie biologiche o meccaniche riferite all’articolazione del ginocchio, l’intervento chirurgico non è necessario. In tal caso, solitamente l’approccio terapeutico è conservativo: interviene sui sintomi (dolore, gonfiore, rigidità) e prevede il trattamento farmacologico (FANS, antidolorifici, infiltrazioni di acido ialuronico), Fisioterapia strumentale (come Tecarterapia e Laser Yag ad Alta Potenza) e riabilitativa.

Lo step più avanzato di terapia conservativa è la Medicina Rigenerativa che non si limita a ‘zittire’ i sintomi ma punta sulla rigenerazione (da cui il nome).

Utilizza i fattori di crescita PRP (Platelet-Rich Plasma) ovvero plasma arricchito di piastrine, nutraceutici orali (combinazione di glucosamina e condroitina solfato) e le cellule staminali. Le staminali vengono prelevate dal midollo osseo e dal tessuto adiposo periombelicale (mesenchimali) del paziente stesso.

I trattamenti di Medicina Rigenerativa puntano sulla rigenerazione della cartilagine, intervengono sull’osteoartrosi per frenare la degenerazione articolare. Diversi studi hanno mostrato buoni risultati, miglioramenti in termini di dolore e funzionalità articolare.

Lì dove non arriva la Medicina Rigenerativa interviene la chirurgia mini invasiva i cui eccellenti risultati sono ormai documentati da anni.

La tecnica mini invasiva ed il protocollo Fast Track (percorso rapido) consentono di intervenire per salvare quanto più possibile il salvabile. Al punto tale da poter impiantare una protesi monocompartimentale.

Cos’è la protesi monocompartimentale? Quando è possibile impiantarla?

A queste ed altre domande ha risposto il dr. Michele Massaro, chirurgo ortopedico specialista in chirurgia protesica mini invasiva ginocchio e anca che opera presso le Cliniche Humanitas di Bergamo.

 

Protesi ginocchio monocompartimentale: in attesa delle molecole MicroRNA

Prima di entrare nell’argomento della protesi ginocchio monocompartimentale, apriamo e chiudiamo una breve parentesi riguardo ad una recente scoperta legata alla Medicina Rigenerativa.

E’ stato pubblicato su Science Advances lo studio di alcuni ricercatori della Duke University secondo cui l’essere umano sarebbe in grado di riparare la cartilagine delle articolazioni tramite un processo di rigenerazione simile a quello delle lucertole.

Hanno scoperto l’età della cartilagine in base al tasso di turnover delle proteine che la compongono.

Le proteine più giovani hanno subito pochi cambiamenti negli amminoacidi (o nessuno), quelle più vecchie ne presentano molti. L’età delle proteine chiave della cartilagine (prima fra tutte il collagene) dipende da dove è localizzata la cartilagine stessa: più giovane alle caviglie, di mezza età nel ginocchio, vecchia nell’anca. Ecco spiegato perché i danni articolari alle ginocchia ed alle anche impiegano molto più tempo per ripararsi (sviluppando spesso l’artrosi) rispetto alle lesioni della caviglia che guariscono più velocemente.

Il processo di rigenerazione è regolato da particolari molecole chiamate microRNA: si trovano nelle lucertole ma anche nell’uomo e possono riparare i tessuti articolari a seconda di dove sono localizzati.

Riuscire a comprendere questa capacità rigenerativa nell’uomo può fornire le basi per nuove strategie terapeutiche in grado di riparare tessuti articolari o interi arti danneggiati.

Notizia entusiasmante anche se non è dato di sapere se e quando i ricercatori riusciranno a farlo.

 

Protesi ginocchio monocompartimentale e totale: la differenza

Gli specialisti in chirurgia mini invasiva consigliano l’intervento per l’impianto di protesi ginocchio monocompartimenale o totale solo in extremis, quando è strettamente necessario.

Prima di decidere per l’intervento, eseguono valutazioni e verifiche molto accurate.

La valutazione servirà anche a decidere se è il caso di impiantare una protesi totale o parziale (detta anche monocompartimentale).

La protesi totale è indicata nei casi in cui la gonartrosi è avanzata, il danno articolare è grave, invalidante e causa un importante e doloroso irrigidimento: condizione per la quale c’è ben poco da salvare.

Quella monocompartimentale è possibile quando la gonartrosi compromette soltanto uno dei tre comparti dell’articolazione del ginocchio.

La gonartrosi (artrosi del ginocchio) è una patologia degenerativa cronica che compromette la cartilagine articolare, l’osso subcondrale, i legamenti e i tendini.

Considerando una media di almeno 150 mila interventi all’anno effettuati in Italia per l’impianto di protesi al ginocchio, c’è da dire che ogni singolo caso è a sé stante. Al di là delle cause, l’artrosi a lungo andare può portare a dolore che non risponde più alla terapia farmacologica o fisioterapica, limitazione funzionale più o meno grave, rigidità articolare fino alla deformazione dell’articolazione, difficoltà di deambulazione e infermità. Ci sono casi in cui la cartilagine si consuma del tutto e l’osso subcondrale si addensa fino alla perdita completa della funzionalità articolare.

L’artrosi del ginocchio può compromettere un solo comparto dei tre che costituiscono l’articolazione, due o tutti. Se il danno coinvolge tutta l’articolazione si valuta l’innesto di una protesi totale mini invasiva tra tibia e femore che sostituirà osso e cartilagine compromessi dall’artrosi.

Si decide per l’impianto di una protesi monocompartimentale se l’artrosi coinvolge soltanto uno dei 3 compartimenti articolari del ginocchio (mediale, laterale o femoro-rotuleo). In tal caso, il chirurgo sostituirà soltanto il compartimento danneggiato salvando tutta la parte sana.

 

Chirurgia ortopedica mini invasiva: trauma e tempi di recupero ridotti all’osso

Di base, la chirurgia mini invasiva, come suggerisce il nome, è meno invasiva, meno traumatica.

Permette di ottenere ottimi risultati riducendo trauma (dolore, gonfiore), incisione, perdita ematica (escludendo la trasfusione), rischi post-operatori (infezioni, lussazioni), attriti tra i componenti impiantati, tempi di intervento e recupero (dimezzati).

In sostanza, rispetta il corpo umano quanto più possibile.

I muscoli non vengono sezionati ma semplicemente divaricati, le parti sane vengono preservate (tessuti molli inclusi), i legamenti crociati anteriori e posteriori (sani) vengono risparmiati.

L’intervento di chirurgia mini invasiva è di sicuro successo nel 95% dei casi.

La protesi utilizzata (più piccola e resistente di quella tradizionale) è tecnologicamente avanzata, realizzata con materiali biocompatibili (titanio, lega di cobalto/cromo, ceramica, polietilene, tantalio). Dura, mediamente, 20-25 anni.

Questo rispetto del corpo umano vale sia per la protesi ginocchio totale mini invasiva sia per quella monocompartimentale (o parziale).

La protesi ginocchio monocompartimentale prevede una tecnica mini invasiva ancora meno traumatica e più rapida in termini di tempi di recupero. Osso e cartilagine della zona sana vengono risparmiati mentre, nell’area compromessa, i componenti in metallo vengono fissati all’osso con cemento speciale mentre l’inserto in plastica viene inserito tra le due parti metalliche per rendere più liscia la superficie di scorrimento.

Dopo l’intervento, il paziente avvertirà un movimento articolare più naturale.

L’unico elemento impiantato soggetto ad usura è l’inserto in polietilene: di conseguenza, in caso di revisione, la protesi monocompartimentale sarà facilmente sostituibile e può essere convertita in protesi totale.

Possono sottoporsi all’intervento per la protesi monocompartimentale soltanto coloro che hanno legamenti sani, non soffrono di osteoporosi o artrite reumatoide oppure che non presentano deviazioni assiali accentuate (ginocchio varo o valgo).